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La rubrica nasce con l'obiettivo di raccontare un libro al mese, mettendo in evidenza temi da cui poter trarre insegnamenti, sia a livello professionale che personale. Entreremo nel mondo dei libri attraverso gli occhi degli stessi autori, con l'augurio che possa essere un buon punto di partenza per chi è curioso ed ha sempre voglia di acquisire nuove conoscenze.

#SecondoLibro

La pandemia da Covid-19 ha modificato radicalmente le nostre abitudini professionali e la modalità di vivere i rapporti interpersonali, accelerando un cambiamento sostanziale nel mondo del lavoro e della gestione dello spazio e del tempo.

Nell’era del New Normal, dove le variabili del lavoro sono diventate fluide e non più prerogativa di un singolo luogo fisico, “ripensare il modo di lavorare, è più che mai necessario e urgente”.

Per questo abbiamo sentito la necessità di approfondire il tema con Silvia Zanella, con una pluriennale esperienza nell'ambito delle organizzazioni e LinkedIn Top Voice 2021 in ambito Lavoro, che scrive e si occupa di future of work e autrice del libro Il futuro del lavoro è femmina.

Il futuro del lavoro è femmina. Non donna, femmina

 

Intervista all'autrice

Innanzitutto un breve identikit di chi è Silvia Zanella: cosa fai VS chi sei?

Io ho la grande fortuna di non avere grosse discrasie fra quello che faccio e quello che sono. Sono una persona molto curiosa che si occupa e scrive di futuro del lavoro, e quando dico si occupa vuol dire che la mia professione è legata all’Employee Experience di una grande società di consulenza, dove ogni giorno ho modo di vedere il futuro del lavoro mentre accade e di co-disegnarlo insieme ai miei colleghi. Dall'altra parte coltivo una grande passione personale per lo studio di questo futuro in evoluzione già da tempo, e quindi colgo qualsiasi occasione per comunicarlo e raccontarlo. Lo faccio anche cercando di “predicare bene e razzolare bene” quindi dandomi il più possibile dei tempi umani per me e per la mia famiglia, a cui mi dedico molto cercando di far stare tutto insieme. Non è sempre facile ma ho appunto il grande privilegio di fare una cosa che mi piace quindi non posso lamentarmi!

Cosa c’è dietro il titolo “Il futuro del lavoro è femmina?”

Il titolo “il futuro del lavoro è femmina” voleva essere da un lato una provocazione, dall'altro una forte indicazione di discontinuità. Mi ero chiesta in che cosa la mia visione del futuro del lavoro fosse differente dalla visione del futuro del lavoro che vedevo in giro, e alla fine la mia sintesi è stata che doveva essere più accogliente, più empatico, più multitasking, più sottile, e riconducevo tutte queste cose non alle donne in generale, ma a un qualche tipo di femminilità che, secondo me, nella gestione del lavoro e dell'organizzazione è rimasta per troppo tempo “out of scope”, quindi ho deciso di chiamarlo così volutamente. Ho anche sempre chiarito che non avevo il minimo interesse a declinare una superiorità del genere femminile rispetto al maschile, ma di certo volevo indicare un punto di vista che non fosse quello predominante da secoli a questa parte.

Come credi che cambieranno spazio, tempo e relazioni nel “future of work”?

Non userei il verbo “cambieranno” ma piuttosto “stanno cambiando”. Sono già cambiate, in parte lo erano già nel pre-covid, quindi a maggior ragione c'è stata un'accelerazione molto accentuata in questi ultimi 18 mesi. Lo è stata in un'ottica di smaterializzazione del lavoro, di dislocazione degli spazi e delle geografie, dislocazioni e frammentazione dei tempi, integrazione fra vita privata e aspetto professionale, relazioni sicuramente più votate a una maggiore comunicazione in virtù del fatto che si sia resa necessaria una ridondanza della condivisione, proprio perché non c'era l' osmosi del vedersi faccia a faccia, e quindi c'era la necessità di dirsi di più le cose, cosa che ho trovato molto sana. Credo che proprio tutti questi cambiamenti uniti insieme ci aiuteranno a declinare un nuovo modo di lavorare e a un nuovo modo di organizzare le aziende.

Cosa consiglieresti ai giovani?

Il consiglio che mi sento di dare ai giovani è quello di continuare a studiare sempre, ininterrottamente, perché è l'unica garanzia di impiegabilità nel lungo periodo e perché vi permette di imparare cose nuove, di rimettervi in gioco, permette alla vostra testa di scoprire cose che magari non trovavate interessanti ma che invece, adesso, lo diventano e soprattutto vi dà la gioia di avere una testa sempre fresca!

Vi aspettiamo al prossimo libro e alla prossima intervista!