Chi è Marco Vigini? Cosa vuol dire essere un networker?
La mia storia si può suddividere in due blocchi: fino al 2008 ho fatto per oltre 15 anni il Responsabile Risorse Umane in diverse industry e gestendo 3 start up di funzione; dal 2008, complice una fusione, mi sono spostato sui servizi di consulenza/business gestendo il mio primo start up di una divisione permanent che poi ho proseguito in Orienta.
Il mio percorso sul networking parte nel 2011 e oggi è uno dei mie due asset.
Sono docente sul networking in SDA e MIP. Ho svolto e continuo a svolgere diversi interventi, corsi di formazione e consulenze sul networking per prestigiose aziende.
Lato associativo sono militante in AIDP dal 2011, ho fatto il Presidente Gruppo Lombardo dal 2017 al 2020 e da Settembre 2020 sono Responsabile Nazionale AIDP del Networking associativo e Convenzioni.
Sono editorialista presso la testata KongNews, curando interviste e articoli sul networking.
Il capitale sociale quindi è il più grande dono che ognuno di noi ha, ma purtroppo molti di noi se ne accorgono nei momenti di difficoltà e nemmeno lo coltivano.
Per diventare un networker non esiste una sola ricetta, ma un equilibrato mix di diversi elementi, così come un eccellente piatto non è mai la risultanza di un singolo ingrediente.
Prima di tutto bisogna essere, in quanto il Networking deve essere prima di tutto un atteggiamento mentale, vivendo il networking come una relazione genuina, sana, intellettualmente onesta e trasparente, alimentando un continuo e reciproco scambio senza mettere pressione all'interlocutore.
Ogni networker ha un suo "DNA", interpretando l'acronimo Dynamic Networking Ability di chi vive il networking come filosofia di vita professionale, spirito di servizio e (inter)connessione con gli altri, scambio e arricchimento di informazioni, creazioni di ponti tra persone e organizzazioni, creazione di trust e valore.
La chiave di abilitazione per fare networking, sia professionale che personale, è anche il "giusto" ambiente dove contaminarsi piacevolmente e in cui ritrovarsi intorno ad un tavolo, in un'atmosfera informale per conoscersi, scambiare idee e verificare l'opportunità di arricchirsi reciprocamente creando le premesse per nuove sinergie e collaborazioni, per nuove sinapsi relazionali di apertura e apprendimento per sé e per il proprio ecosistema.
Lo stile del networker si può sintetizzare con la frase "trattare tutti come dei re", con quell'attenzione unica che fa sentire speciale l'altro unito alla gentilezza, "una forza che non nuoce ma può cambiare il mondo".
La prevalenza di noi pensa che fare networking con un interlocutore voglia dire ottenere un beneficio immediato, qualcosa finalizzato solo al proprio sviluppo e miglioramento: al centro c'è sempre il nostro mondo e in questa modalità diffusa e talvolta fastidiosa tutto si ferma di fronte ai nostri bisogni.
Per agire il nertworking invece occorre cambiare radicalmente paradigma: pensare e progettare instancabilmente valore per l'altro e per sé, all'interno ed esterno del contesto aziendale, creando community di sostegno e di supporto.
L'attuale scenario definito dalla panderma ha mutato in maniera quasi irreversibile il nostro modo di fare relazione, adottando modalità sempre più smart. Come si è evoluto in tal senso il valore del networking?
La pandemia ci ha "ricordato" che il nostro ecosistema è imprescindibilmente collegato. Oggi questa meta soft skill è invece qualcosa di profondamente diverso ed ormai è imprescindibile per ogni professionista, anche perchè ognuno di noi deve gestire una presenza online.
In una società sempre più guidata dai social e accelerata dal digitale, il networking sta conseguendo la sua meritata "dignità scientifica" e diventerà a breve la metacompetenza più "ricercata" in un mercato in continua e rapida evoluzione.
Mi piace dire che il lavoro sui social non si cerca, ma si attrae.
Oggi nella "battaglia" dell'attenzione online ce la giochiamo sulla capacità di produrre contenuti e idee di valore e di diffonderli sfruttando i meccanismi della rete.
Chi riesce a creare e condividere materiali validi e interessanti ha tutto ciò che serve per essere sia visibile che apprezzato dalla rete, oltre che ricordato: il miglior modo di farsi notare è avere e postare contenuti di valore, in modo costante nel tempo (e lo fanno in pochi).
Sui social conta la capacità di coinvolgere le persone utilizzando la forza dei "legami deboli" che possono diventare un potentissimo veicolo per trasmettere un'informazione. Prima dell'avvento dei social network, la maggior parte dei legami deboli e occasionali si spezzava facilmente e usciva definitivamente dalla vita delle persone, mentre oggi questo contatto può continuare a esistere e diventare rilevante.
Ogni giorno sperimentiamo la forza della "famosa" rete dei legami deboli che si ritrovano sui social e che diventano uno strumento potentissimo di apprendimento e una fonte di iniziative professionali nei dintorni di contenuti e interessi comuni. Curare la propria immagine e brand va fatto quotidianamente, ricordandoci sempre che se non sei tu ad andare verso gli altri, saranno loro a venire da te, grazie ai contenui di valore pubblicati.
Per questo, consiglio vivamente di ragionare e individuare argomenti chiave di interesse e che ricalchino o richiamino la vostra professionalità, diventando anche "documentarista" su un determinato argomento, esprimendo opinioni e pareri in chat, post e discussioni.
Guardando l'attività di networking dal lato di un candidato alla ricerca di impiego, come si possono utilizzare in modo performante i social network e il networking per la ricerca del lavoro?
Il networking è il nostro capitale sociale.
"Net worth" dice Giada Susca, in una mia recente intervista.
Fonti (dati ISFOL e Istat) ci ricordano che, grazie al network, si coprono la prevalenza delle posizioni vacanti con una media del 70%: dal 50/60% profili junior, fino al 90% di manager/executive.
Il 70% delle posizioni transita attraverso canali non ufficiali, il cosiddetto mercato nascosto, che nell'83% dei casi è segnalato da legami cosiddetti deboli, cioè da persone conosciute o frequentate occasionalmente, e non invece da legami forti e stabili, come si potrebbe pensare (si veda Granovetter).
Nelle fasi della ricerca di un lavoro, il networking è come l'olio che le permea tutte, è imprescindibile: consente di intercettare il mercato sommerso, quello che non ricorre agli annunci.
L'altro tema fondamentale per la ricerca del lavoro sono i legami deboli, cioè le persone frequentate occasionalmente.
Per chi è alla ricerca di nuove opportunità professionali, diventa quindi fondamentale uscire fuori dalla cerchia di amicizie "note" per affidarsi a legami deboli che più di altri sono in grado di aprire la comunicazione verso nuovi cluster o gruppi di individui.
Il networking è un perscorso che dura tutta la vita e per questo mi piace definirlo Life Long Networking Journey: prima si parte e più veloci si arriva a destinazione.
Oggi con un click puoi teoricamente collegarti con chiunque al mondo e rimanere connesso tutta la vita. E se i biglietti da visita invecchiano, le relazioni sui social sono sempre attive e piene di inaspettate evoluzioni, a condizione di continuare a nutrire e ingaggiare la propria rete.
Esiste un modo diverso di fare networking in base alle diverse fasi della vita lavorativa? Cosa ti senti di consigliare al giovane che si affaccia per la prima volta nel mondo del lavoro e all'adulto che voglia raggiungere nuovi gradi di consapevolezza e crescita nella propria rete di relazioni professionali?
Il networking è una meta-competenza e, come tale, richiede studio, tempo, pratica (è la mamma delle competenze) unito ad una vera passione ed empatia per l'altro. Se partiamo da questa prospettiva si scoprono tesori inesplorati e questo vale per tutte le età e fasce.
Quello che cambia sono i propri obiettivi, in quanto da giovani dovrebbe essere più forte la volontà di conoscere ed esplorare e, da diversamente giovane, la voglia di "give back" delle proprie esperienze.
Mi sento di dare 3 tips che valgono per ogni età:
- Ragionare sul proprio perchè e sul progetto professionale. Stabilire nuove connessioni periodicamente (legami deboli) facendosi contaminare da nuovi ambienti, saperi e persone e informarsi e studiare questo mercato del lavoro;
- Curare la propria immagine e brand: se non sei tu ad andare verso gli altri, saranno loro a venire da te e questo grazie ai contenuti che pubblichi. Si può ad esempio iniziare a seguire pagine aziendali di interesse, influencer di settore, leggere articoli e pubblicazioni, iscriversi a corsi online, guardare Ted, collegarsi con le pagine delle vostre università degli Alumni;
- Prepararsi un pitch ingaggiante da utilizzare nei diversi momenti e occasioni sociali.
Il giovane deve, prima di tutto, ragionare sul proprio perchè e sul proprio progetto professionale, ragionare su come essere employable e rimanere competitivo nel tempo. Suggerisco di trovare uno o più mentori, esterni alla famiglia, che siano preparati e qualificati sul mondo del lavoro e che possano indirizzarlo e con cui confrontarsi: un buon consiglio e informazione può cambiare le scelte e anche la vita professionale.
E' inoltre fondamentale crearsi una mappa di tutte le relazioni, vicine e lontane, partendo anche dagli hobby e dalle proprie passioni e interessi.
Occorre poi alimentare ogni giorno nuove connessioni: andare verso il mondo professionale iniziando a seguire pagine aziendali di interesse, influencer di settore, leggere articoli, iscriversi a webinar e così via.
Il networking si costruisce a piccoli passi e ogni giorno è preferibile fare un passo in avanti alla conquista del proprio futuro professionale.
Dobbiamo togliere il velo alle "inesauribili" opportunità e potenzialità del networking, il genio della lampada si deve liberare ed esprimere tutte le sue potenzialità e dobbiamo riconoscere gli invisibili "dot" che sono lì per essere connessi e creare nuove sinapsi e opportunità.
Occorre cambiare paradigma e diventare portatori sani di networking e praticare, diffondere e implementare una cultura sana in tutti gli ambiti della nostra vita.
Solo se ognuno di noi darà il suo genuino e fattivo contributo potremo dire di essere riusciti a creare una società migliore, a costruire un network di successo per tutti noi, un nuovo ecosistema di valore in grado di propagarsi sia all'interno che all'esterno delle aziende.