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Due chiacchiere con... Arianna Rigoni, Marketing Specialist

Chi è Arianna Rigoni? Cosa vuol dire essere Marketing Specialist?

Amo definirmi una new entry del mondo del marketing.

Dal 2018 ricopro il ruolo di Marketing Specialist per una società che si occupa di cybersecurity. Inoltre, da più di un anno gestisco tutta la comunicazione di una nuova start-up che si occupa di prevenzione cyber risk e monitoraggio delle vulnerabilità di sicurezza nei sistemi informatici delle aziende.

La cybersecurity è diventata per me prima un lavoro e poi la mia vera passione: un tema caldo di questi tempi che, devo dire, mi ha travolta e coinvolta a 360°.

Essere Marketing Specialist oggi significa riuscire a trasmettere consapevolezza e conoscenza anche agli altri in modo semplice e diretto. Spesso si considera l'informatica, o peggio la sicurezza informatica, come un argomento accessibile solo agli addetti ai lavori. Al contrario, questa materia riguarda tutti noi: chiunque utilizzi un computer per lavoro o per motivi personali, chiunque abbia accesso ad una connessione Wi-Fi o utilizzi uno smartphone viene "toccato" direttamente dalle minacce informatiche. Conoscerle è fondamentale.

Il mio obiettivo è quello di generare contenuti d'impatto che supportino la mia azienda nella diffusione della cultura dei rischi e nella consapevolezza che serva sempre maggior sicurezza per proteggerci. In Italia, purtroppo, si parla ancora troppo poco di tutte le minacce che transitano sul web e il mio obiettivo è quello di trasmettere il messaggio corretto: le tecnologie sono una grande risorsa per tutti, anche per coloro che purtroppo vogliono danneggiarci.

Prima di diventare Marketing Specialist mi sono laureata in Relazioni Pubbliche e Comunicazione d'Impresa in IULM a Milano, dove per la prima volta mi sono resa conto di quanto fosse stimolante coltivare quella che, per me, era già da tempo una passione: la comunicazione.

 

La tua professione si presta particolarmente al cosiddetto Smart working, tema caldo in questo momento storico.

Lo hai utilizzato? Quali sono i pro e contro che hai riscontrato?

Ebbene sì, io come molti altri faccio parte di quella ampia fetta di popolazione che a Marzo 2020 ha intrapreso il percorso da smartworker, a tempo pieno.

La mia azienda già da tempo predisponeva questa soluzione per tutti i dipendenti che ne facevano richiesta: il trasferimento per altro è sempre stato supportato dall'azienda sia tecnologicamente parlando che dal punto di vista umano. Alla luce dell'anno e mezzo appena trascorso, devo dire che questi due elementi sono stati la base solida su cui costruire un'esperienza lavorativa positiva e mai invadente.

Per noi, l'impiego dello Smart working è stato a dir poco rivoluzionario. Abbiamo apprezzato questa soluzione a tal punto che abbiamo deciso, almeno per il momento, di proseguire su questa strada.

Indubbiamente, per me, lo Smart working è stata una grande opportunità. Mi ha permesso di dare continuità alla mia attività durante la pandemia ma, nel contempo, il lavoro si è adattato ai ritmi della mia quotidianità. Questo mi ha permesso di gestire con minor tensione i miei impegni personali e di dedicarmi alle attività con assoluta tranquillità.

Senza contare che il telelavoro mi ha permesso di rivalutare secondo una prospettiva etica il nostro mestiere: abbiamo ridotto drasticamente l'inquinamento dovuto agli spostamenti e ottimizzato i tempi.

Parallelamente, devo dire che nel mio lavoro il linguaggio dei contenuti è profondamente mutato: stando a casa abbiamo imparato a comunicare i nostri contenuti in modo molto più attento e sensibile.

Se devo riflettere sull'aspetto più complesso che questa esperienza ha avuto su di me, potrei forse parlare della fase iniziale. Quando la quotidianità di ciascuno di noi viene irrimediabilmente stravolta, possono esserci dei momenti di difficoltà: qualche insicurezza, senso di inadeguatezza e smarrimento. In questi casi, il sostegno del team è fondamentale. In questo caso, il lato umano dei miei colleghi e collaboratori è stato davvero fondamentale. Grazie al loro supporto non mi sono mai sentita sola.

 

Nell'era del 4.0 e dell'Internet of Things, Cybersecurity e Digital Marketing sono una priorità assoluta per le imprese: come si definisce questo strategico sodalizio? 

Certamente Cybersecurity, IoT e Digital Marketing sono tutti temi di grande attualità, ma che per alcuni versi sono ancora lontani dal quotidiano di molte aziende del panorama italiano e, spesso, trattati con una certa superficialità.

Anche se, devo dire, la tendenza del mercato sta cambiando. Infatti, grazie all'esperienza della pandemia molte aziende hanno demandato alle tecnologie e in particolare all'informatica, la responsabilità della continuità operativa e hanno compreso quanto sia importante proteggerla.

Con il Covid-19, in media il parco macchine e software delle aziende è incrementato, includendo anche i dispositivi IoT. Per dispositivit IoT intendiamo tutti gli oggetti che vengono connessi a internet: dalla domotica che comprende il frigorifero smart, il riscaldamento, il sensore di controllo dell'umidità nella camera fino ad arrivare al sistema di video sorveglianza che gestiamo comodamente dal nostro smartphone.

Le tecnologie IoT nelle imprese, dovete pensare che sono di grande supporto nei processi di automazione industriale e di produzione, ma anche nei processi di vendita dei prodotti online, di acquisizione e profilazione delle informazioni, di gestione nei processi di costumer care e di invio delle newsletter.

Questa tendenza era in auge già da tempo, ma pensiamo che grazie alla pandemia ha subíto un'accelerazione senza precedenti. Molti parlano di una vera e propria rivoluzione tecnologica.

Gli ambiti del marketing che coinvolgono i dispositivi IoT sono in forte crescita, ma il problema legato a queste tecnologie è sempre lo stesso: l'aspetto della sicurezza IT.

Il grande dilemma legato a queste tecnologie è che spesso mancano di qualsiasi tipologia di protezione informatica che li tuteli da attacchi di hacker e virus.

A bordo di questi dispositivi ci sono dei software che, se non vengono protetti, cadono facilmente preda degli attacchi che possono sfruttarli per accedere ai dati aziendali.

Pensate ad un hacker che riesce a prendere il controllo di un drone o di una telecamera che si trova nel reparto marketing di una grossa azienda: quali informazioni può recepire?

 

Cosa ti senti di consigliare a un giovane che vuole intraprendere il tuo percorso lavorativo?

Io sono all'inizio del mio percorso lavorativo, ma dalla mia esperienza posso consigliare di focalizzarsi sempre su ciò che ci appassiona e che ci piace fare: è l'unica cosa che conta davvero nel mondo del lavoro.

Lavorate sulle vostre conoscenze: formatevi, studiate e mettetevi in gioco, perchè abbiamo la possibilità di accedere a informazioni e risorse di ogni genere. Io cerco sempre di non fossilizzarmi all'interno dei miei pensieri, ma apro la mente a nuove esperienze.

Con impegno e costanza si possono ottenere gran parte dei risultati sperati.